Il ragazzo dai pantaloni rosa è Andrea, un adolescente che ama studiare e rendere felici gli altri. Vuole bene ai suoi genitori e ama suo fratello, trascorre le sue estati al mare dove l’ambiente che lo circonda gli permette di essere se stesso ( Il ragazzo dai pantaloni rosa – Cinema Teatro Agnelli ) . Durante l’anno frequenta la terza media a Roma e la sua identità è messa costantemente in discussione dai pari, in un contesto educativo (Microsoft PowerPoint – Intervento12.05.23_SECCIA ) che non riesce a leggere le sue difficoltà. Il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore rappresenta per Il ragazzo dai pantaloni rosa un ulteriore scoglio da superare. I pari privi di intelligenza emotiva lo feriscono. Gli adulti, confortati dalla sua predisposizione a soddisfare le aspettative altrui, non hanno gli strumenti per accompagnare Andrea nel suo difficile percorso di crescita. I pantaloni rosa sono un pretesto per poterlo bullizzare sui social. Le emozioni di Andrea sono fuori controllo. La sofferenza del ragazzo anche.
Il ragazzo dai pantaloni rosa merita la nostra attenzione
Ho visto il film a Roma a novembre. Ero in viaggio per lavoro e quando sono tornata a casa ho sentito il bisogno e il desiderio di portare i miei figli a vederlo. Successivamente ho comprato il libro Andrea oltre il pantalone rosa ( Teresa Manes, la mamma che lotta contro il bullismo – Domenica In 03/11/2024 ) e mi sono data l’opportunità di leggerlo con mio figlio di tredici anni. Oggi scrivo de Il ragazzo con i pantaloni rosa perché mi accorgo che non se n’è parlato abbastanza, nelle scuole e in famiglia. Nonostante l’impegno della signora Teresa Manes ( Punto, a capo: la vita dopo il suicidio di mio figlio | Teresa Manes ) che ha attraversato tutta l’Italia per sensibilizzare giovani e adulti rispetto al tema del bullismo e del cyberbullismo ( Bullismo e Cyberbullismo – MIM ), la storia di Andra meria la nostra attenzione. L’alfabetizzazione emotiva (001-OLTRE-IL-LIBRO-Ciurma.pdf ) non è ancora debitamente insegnata nelle scuole, in quanto resta tra quelle discipline trasversali come la cittadinanza attiva (Le competenze di cittadinanza. La cittadinanza attiva s’impara in classe – Orizzonte Scuola Notizie ), lasciate all’iniziativa dei singoli istituti e docenti.
I pantaloni rosa a casa e a scuola
Le emozioni si possono educare, a casa come a scuole. Se le emozioni sono educate, possono dar vita a forme concrete di collaborazione, sensibilità e attenzione per il prossimo. Il bullismo come il cyberbullismo affondano le proprie radici nella sofferenza emotiva, quindi in tutte quelle emozioni trascurate o male educate. La letteratura offre strumenti educativi efficaci sin dai primi anni di vita ( Home ) per tutti gli adulti che intenzionalmente e responsabilmente ricoprono ruoli genitoriali e/o educativi. Perché leggere con un bambino o un adolescente? Perché un libro, e prima ancora un albo illustrato, rappresentano un canale tangibile per parlare la stessa lingua con i nostri figli. Le immagini e i contenuti rappresentano una finestra aperta sul dialogo, in famiglia come a scuola. Il dialogo rappresenta quel tempo dedicato all’educazione del sentire, del pensare e del fare.
Vantaggi tangibili della storia di Andra
“Ai miei figli, che il sacrificio dell’uno valga il riscatto dell’altro”. Queste sono le parole di una mamma, che scrive sulla prima pagina del suo racconto. La testimonianza che Teresa Manes condivide con tutti noi ci offre l’opportunità di parlare con i nostri figli. Ci obbliga a pensare, a sentire e a fare qualcosa in più. Il ragazzo con i pantaloni rosa non è solo un film, un libro, un impegno di vita da parte di una mamma che sopravvive alla perdita del proprio figlio. E’ una testimonianza che, se raccogliamo e condividiamo, a casa come a scuola, può concretamente educare all’affettività. Ricordandoci che le emozioni sono fondamentali, ma che lo è ancora di più crescere con la consapevolezza che si può e si deve chiedere aiuto, a qualunque età.
Evita errori comuni: i pantaloni rosa sono solo un pretesto
Tutti possiamo avere un paio di pantaloni rosa, un taglio diverso di capelli, un vestito largo o stretto, ma la questione non è come ci vestiamo o ci pettiniamo. Chi ci vuole bene ci conosce per quello che siamo e si relaziona a noi con cura e gentilezza. Se vogliamo educare alla libertà di poter essere se stessi occorre che si scenda dagli alberi, partecipando attivamente alla costruzione di un mondo migliore di quello che è ( “La libertà” di Giorgio Gaber, la canzone che ci insegna a essere liberi ).