Il rischio che educa deve diventare uno strumento educativo per genitori e insegnanti se vogliamo promuovere l’autostima e l’autonomia nei nostri bambini ( Crepet, autostima e autonomia al centro di una sana crescita di bambini e giovani. L’educatore deve porre al al centro dei percorsi gioia, felicità e permettere anche di sbagliare ). Vediamo insieme cos’è il rischio e perché educa. 

Il rischio che educa: fondamenti e importanza

Il rischio che educa fa riferimento alla filosofia educativa di Reggio Children ( Reggio Children – Home ), che pone al centro dell’intero sistema educativo il bambino. Mettendo al centro dell’educazione il bambino significa riconoscergli competenze innate e potenzialità soggettiva di sviluppo cognitivo. Il bambino quindi non è da considerare come l’oggetto del sistema educativi, ma il soggetto attivo, protagonista del proprio percorso di crescita. Strutturare l’ambiente educativo nel quale il bambino cresce deve quindi prevedere spazi di autonomia dello stesso. Il bambino deve sentirsi libero di scoprire il mondo, consapevole del rischio connesso a determinate esperienze educative. Così facendo egli può sperimentarsi, sviluppando sicurezza e autonomia. 

Come introdurre il rischio che educa 

Parlare di rischio nel sistema educativo, sia esso genitoriale o didattico, significa lasciare che il bambino si cimenti in una nuova esperienza educativa libero dal controllo dell’adulto. Questo non vuol dire che il bambino debba essere lasciato solo ovviamente, ma occorre che l’adulto si faccia da parte, lasciandogli così la possibilità di provare e anche di sbagliare. Per fare un esempio, pensiamo a quando il bambino inizia a fare i primi passi e a quanta gioia sia racchiusa nel cuore dei suoi genitori. Spesso accade però che quella stessa gioia sia offuscata da paure o ansie che il piccolo possa cadere e farsi male. Questo è possibile e la presenza dell’adulto serve proprio ad intervenire, ma solo se l’intervento esterno è davvero necessario. Il rischio di cadere rappresenta infatti l’occasione per il bambino di imparare a farlo e di capire che è in grado di rialzarsi anche da solo. 

Vantaggi tangibili di educare contemplandone i rischi 

Ogni cosa che facciamo comporta dei rischi se ci pensiamo bene, anche attraversare la strada se non ci assicuriamo che nessuno ce la tagli. È fondamentale dare tutte le informazioni necessarie al bambino per affrontare una nuova esperienza educativa così che la stessa possa rappresentare una piccola sfida. Ricordiamoci infatti che i bambini apprendono per l’effetto modeling ( Modeling ed empatia in classe. Rinforzo positivo e neuroni specchio, per una buona didattica ), quindi ha bisogno di vedere come si fa una cosa nuova per poterla imitare. Quello di cui invece non ha bisogno il bambino è dell’ansia dell’adulto o di coordinate aggiuntive. Deve poter provare e riprovare a modo suo, sviluppando sicurezza in se stesso e motivazione alla pratica, anche se questa porta a un fallimento iniziale. Sarà proprio quel rischio a spronarlo a fare sempre meglio e a muovere in lui il desiderio di riuscire da solo. 

Evita errori comuni: il rischio non è sinonimo di pericolo 

Non dobbiamo immaginare di mettere i nostri bambini in situazioni pericolose o non adeguate alle tappe evolutive.  Dobbiamo sforzarci di evitare tutte quelle situazioni di vita quotidiana in cui ci viene quasi spontaneo sostituirci ai nostri bambini, sia per esigenze di tempo o per eccesso di protezione. Nel fare questo teniamo a mente l’intenzionalità educativa ( Presentazione di PowerPoint  ) che sta dietro al rischio e pensiamo che con esso stiamo educando all’autonomia e all’autostima.